Manaslu 1996
Il Manaslu (8163 mt.) è stata la mia prima esperienza in una spedizione Himalayana, uno dei miei più grandi sogni si stava realizzando; salire su di un gigante di ottomila metri. Il Manaslu (8163 mt.)Nel mese di settembre del 1996 in compagnia di alcune Guide Alpine Valdostane Abele Blanc, Adriano Favre, Paolo Obert e Claudio Rosset siamo partiti per il Nepal, destinazione: l'ottava montagna più alta del mondo.
Il 12 settembre abbiamo iniziato il nostro avvicinamento al campo base, dopo dieci giorni di trekking lungo valli meravigliose ancora incontaminate dalla civiltà e poco frequentate sia da spedizioni che da semplici visitatori, abbiamo posto il campo base a quota 5000 mt. Da subito abbiamo iniziato l'acclimatamento trasportando la nostra attrezzatura ai primi due campi posti il primo a 5700 mt. ed il secondo a quota 6700.
A dispetto delle migliori intenzioni ai primi di ottobre il tempo é volto al brutto ed una nevicata di cinque giorni consecutivi ha lasciato al suolo più di un metro e mezzo di neve assestata. Grandi sacrifici sono stati fatti da parte di tutta la squadra per non essere sommersi dalla neve fresca; bisognava arrivare al 10 ottobre perché si verificassero le condizioni meteorologiche e di sicurezza favorevoli al tentativo di scalata. Le mie condizioni fisiche e di tutta la squadra erano ottimali, quella stessa notte Abele, Adriano e Paolo salirono al campo 1° a 5700 e l'indomani raggiunsero il campo 2 a 6700mt dove le tende sepolte dalla neve richiesero un grosso sforzo per renderle nuovamente agibili. Salirono fino a quota 7500mt per montare l'ultimo campo, il 13 ottobre alle ore 12.30 tutti e tre i miei compagni erano in vetta al Manaslu 8163. Quello stesso giorno con grande determinazione io e il mio compagno di cordata Claudio arrivammo al terzo campo a quota 7500, verso sera si levò un forte vento gelido; i nostri compagni, di ritorno dalla cima, ci dissero che le condizioni meteo erano peggiorate fino al punto che le dita di Paolo ed Adriano ebbero un inizio di congelamento.
L'indomani alle ore 5, appena giorno, iniziammo la nostra salita. Dopo un'ora di cammino i primi problemi, il freddo era intenso ed il vento a raffiche spaventose. Sotto di noi grandi nuvole si avvicinavano velocemente... il rischio di salire e rimanere sul grande plateau sottostante la cima era enorme... decidemmo di scendere e passare ancora una notte a 7500. L'indomani il tempo non era cambiato se non peggiorato, iniziammo l'interminabile discesa senza renderci conto che in quella giornata nei campi bassi aveva nevicato e le nostre tende erano state sommerse dalla neve. Con grande rammarico e dispiacere per non aver fatto la cima arrivammo al campo base molto affaticati.
Il manaslu è stata per me la più grande esperienza alpinistica della mia vita, mi ha maturato alpinisticamente e sopratutto psicologicamente; il saper rinunciare mi ha preparato ad affrontare con forza ed intelligenza le spedizioni successive.
Il 12 settembre abbiamo iniziato il nostro avvicinamento al campo base, dopo dieci giorni di trekking lungo valli meravigliose ancora incontaminate dalla civiltà e poco frequentate sia da spedizioni che da semplici visitatori, abbiamo posto il campo base a quota 5000 mt. Da subito abbiamo iniziato l'acclimatamento trasportando la nostra attrezzatura ai primi due campi posti il primo a 5700 mt. ed il secondo a quota 6700.
A dispetto delle migliori intenzioni ai primi di ottobre il tempo é volto al brutto ed una nevicata di cinque giorni consecutivi ha lasciato al suolo più di un metro e mezzo di neve assestata. Grandi sacrifici sono stati fatti da parte di tutta la squadra per non essere sommersi dalla neve fresca; bisognava arrivare al 10 ottobre perché si verificassero le condizioni meteorologiche e di sicurezza favorevoli al tentativo di scalata. Le mie condizioni fisiche e di tutta la squadra erano ottimali, quella stessa notte Abele, Adriano e Paolo salirono al campo 1° a 5700 e l'indomani raggiunsero il campo 2 a 6700mt dove le tende sepolte dalla neve richiesero un grosso sforzo per renderle nuovamente agibili. Salirono fino a quota 7500mt per montare l'ultimo campo, il 13 ottobre alle ore 12.30 tutti e tre i miei compagni erano in vetta al Manaslu 8163. Quello stesso giorno con grande determinazione io e il mio compagno di cordata Claudio arrivammo al terzo campo a quota 7500, verso sera si levò un forte vento gelido; i nostri compagni, di ritorno dalla cima, ci dissero che le condizioni meteo erano peggiorate fino al punto che le dita di Paolo ed Adriano ebbero un inizio di congelamento.
L'indomani alle ore 5, appena giorno, iniziammo la nostra salita. Dopo un'ora di cammino i primi problemi, il freddo era intenso ed il vento a raffiche spaventose. Sotto di noi grandi nuvole si avvicinavano velocemente... il rischio di salire e rimanere sul grande plateau sottostante la cima era enorme... decidemmo di scendere e passare ancora una notte a 7500. L'indomani il tempo non era cambiato se non peggiorato, iniziammo l'interminabile discesa senza renderci conto che in quella giornata nei campi bassi aveva nevicato e le nostre tende erano state sommerse dalla neve. Con grande rammarico e dispiacere per non aver fatto la cima arrivammo al campo base molto affaticati.
Il manaslu è stata per me la più grande esperienza alpinistica della mia vita, mi ha maturato alpinisticamente e sopratutto psicologicamente; il saper rinunciare mi ha preparato ad affrontare con forza ed intelligenza le spedizioni successive.